Come sta il Jazz, Oggi? #intervista
In occasione dell’uscita del triplo CD live di Franco D’Andrea, l’ ‘Avvenire’ si sofferma sullo stato attuale del Jazz, attraverso una serie di considerazioni del pianista D’Andrea, “Padre nobile del Jazz italiano” e di Enrico Moccia, direttore editoriale di Emme Record Label.
In un confronto a distanza con il Maestro D’Andrea, e’ stata l’occasione di parlare della Emme Record Label, definita come un'”etichetta 2.0″, dei nuovi progetti di Alberto Dipace Free Project, di Andrea Garibaldi Trio e di Giovanni Benvenuti Quartet, dell’attenzione che rivolgiamo ai nuovi talenti del jazz, del nostro modo di intendere una coproduzione.
Tra i momenti più interessanti, le domande sullo stato del Jazz.
Maestro D’Andrea, il Jazz nel 2015 ha ancora senso?
L’avrà sempre. Fin dall’era dello swing è stato capace di rapportarsi alla realtà, anche perché non è mai stato legato a culture locali specifiche ed è sintesi, non contaminazione: quindi possiede un linguaggio, quello creato dai pionieri, che via via si è potuto perfezionare e adattare alle epoche.
Enrico Moccia, è d’accordo con le considerazioni di D’Andrea?
E’ verissimo: c’è una crescita di nuove proposte di qualità e un aumento della serietà da parte dei giovani artisti, anche grazie all’accesso agevolato alla didattica, ai concerti attraverso i voli low cost e all’interscambio che offre il web.
In basso l’intero articolo, buona lettura…